STUDIO MEDICO DR MEMBRINO

AREA MEDICA
INFILTRAZIONI
ESTETICA MEDICA


Infiltrazione dell'anca: coxartrosi
Le operazioni di artrocentesi ed infiltrazione a livello dell'articolazione coxo-femorale dell'anca vengono praticate rispettivamente a scopo diagnostico e terapeutico.
Le infiltrazioni prevedono l'utilizzo di PROTENDENE K, un gel sterile di sodio Jaluronato di ca.1300 KDa e da un pool di AA.
A causa della profonda posizione anatomica dell'articolazione, della mancanza di punti di riferimento ossei per guidare l'iniezione e della presenza di fasci vasculo-nervosi intimamente associati, le operazioni di infiltrazione ed artrocentesi dell'articolazione dell'anca richiedono un supporto di guida visiva durante la procedura.

coxartrosi
La gestione dell'artrosi dell'anca è simile a quella del ginocchio sebbene l'uso di terapie intra-articolari sia più difficile, principalmente a causa delle caratteristiche anatomiche dell'articolazione e della prossimità di strutture “sensibili” come l'arteria femorale e nervi; inoltre la percentuale di fallimento, quando l'iniezione è effettuata in “cieco” è significativa.
Recentemente, è stato stabilito un protocollo metodologico (Alberto Migliore e Sandro Tormenta dell'Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma) per la tecnica di viscosupplementazione ecoguidata dell'anca, la quale si è dimostrata efficace e preferibile rispetto alla stessa condotta sotto guida fluoroscopica.

Tecnica di iniezione


Il paziente viene esaminato in posizione supina, con l'anca in intra-rotazione di 15-20°.
Viene utilizzato un trasduttore convex a frequenza variabile da 2,5-5 MHz (GE logiq-book). L'articolazione coxo-femorale viene analizzata attraverso un accesso parasagittale anteriore, lateralmente ai vasi femorali.
Il transduttore è allineato all'asse lungo del collo femorale, includendo l'acetabolo e la testa femorale.
L'iniezione intra-articolare (IA) viene effettuata inserendo un agospinale G22 (9 cm), usando un approccio laterale.
Con il software di guida bioptica in tempo reale, l'ago è successivamente introdotto all'interno della capsula articolare fino a livello della testa femorale.
La preparazione di acido jaluronico iniettata ed il suo posizionamento intraarticolare è verificato mediante la visualizzazione diretta del fluido che appare iperecogeno.
L'approccio antero-superiore parasagitale permette di eseguire l'iniezione sopra la testa femorale, così che il farmaco venga equamente distribuito sulla cartilagine della testa femorale e dell'acetabolo.
È tuttavia possibile anche un approccio laterale, iniettando la preparazione nelle vicinanze della grande tuberosità trocanterica. Utilizzando la guida ecografica real time, il posizionamento dell'ago risulta più veloce, semplice e maggiormente accurato. Il corretto posizionamento dell'ago viene confermato visivamente dalla diretta visualizzazione del fluido viscoso di acido ialuronico iniettato.
Quando l'iniezione viene praticata antero-inferiormente, è possibile iniettare la preparazione di acido ialuronico alla base del collo femorale ed è altrettanto possibile una completa evacuazione del fluido intra-articolare.

L'utilizzo del PROTENDENE K oltre ai vantaggi terapeutici ha un ulteriore vantaggio tecnico, nonostante il suo
alto peso  molecolare presenta una maggiore fluidità rispetto agli altri derivati dell'ac jaluronico in commercio e permette quindi l'utilizzo di un ago di diametro minore da 22 gauge rispetto al 20G usato normalmente, questo si traduce in un minore traumatismo per il paziente.
L'esecuzione della iniezione dura pochi secondi ed è praticamente indolore; mentre la preparazione richiede un tempo più lungo  per le precauzioni asettiche necessarie e per l'individuazione del bersaglio.

Il protocollo terapeutico con il PROTENDENE K prevede una iniezione intrarticolare a settimana per quattro settimane consecutive e una iniezione di richiamo dopo un mese. Già dalla prima iniezione si avverte una riduzione del dolore ed un miglioramento della funzionalità articolare.
Il PROTENDENE K risulta efficace nel controllo del dolore con conseguente spostamento nel tempo dell'atto chirurgico, nel miglioramento della funzionalità globale dell'articolazione dell'anca.
Necessita comunque di una terapia di mantenimento con un richiamo dopo sei mesi.
Il massimo giovamento si ottiene nei casi di coxoartrosi di grado medio-lieve; per i casi gravi risulta molto utile nei pazienti che per vari motivi non possono o non vogliono sottoporsi ad intervento cirurgico.
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