DIGIUNO PROTEICO



La dieta oloproteica viene comunemente chiamata digiuno proteico.
Ideata dal Prof. Blackburn nel 1973 è oggi il metodo di punta nella cura del soprappeso. Egli codificò la quantità esatta di proteine che bisognava assumere nel corso del digiuno per proteggere la massa nobile di un individuo. Nacque così il digiuno proteico che protegge l'equilibrio azotato e cancella la fame grazie allo stato di chetosi che l'accompagna. Infatti nel digiuno proteico si ha la diminuzione del glucosio con conseguente attivazione del catabolismo dei trigliceridi adipocitari.
Gli acidi grassi che si formano vengono trasformati in corpi chetonici.
La formazione dei corpi chetonici nel digiuno proteico riveste numerosi vantaggi: forniscono il 25% dell'energia che richiede l'organismo nel corso del digiuno proteico, facilitano l'utilizzazione degli acidi grassi liberi da parte del cervello che trasforma la sua fonte energetica utilizzando per l'80% del suo metabolismo i corpi chetonici.
Infatti i corpi chetonici circolano liberamente nell'organismo fornendo energia, non hanno bisogno di proteine vettrici e penetrano liberamente nelle membrane cellulari. Da ciò si può concludere che il digiuno proteico permette di utilizzare a pieno l'energia del tessuto adiposo, riducendolo, senza intaccare la massa magra.
Oltre all’azione energizzante i corpi chetonici offrono una importante azione Anoressizzante.
Infatti per stimolazione del centro della sazietà, situato nell'ipotalamo, inducono un effetto fisiologico antifame, con inibizione della sensazione di fame a partire dal terzo giorno dell'inizio della dieta.
Con la soppressione quasi totale dei glucidi con una drastica riduzione e sostituiti da verdure permesse quali: asparagi, spinaci, cetrioli, fagiolini, melanzane, insalata, broccoli, zucchine, porri, insalata belga, si ottiene un rapido calo dell'insulina che impedirà la messa in riserva di grassi e di conseguenza produrrà uno scioglimento degli stessi per lipolisi. L'idrolisi dei trigliceridi contenuti negli adipociti li trasformerà in glicerolo, che a sua volta contribuirà a migliorare la neoglicogenesi ed in acidi grassi liberi che favoriscono la produzione dei corpi chetonici e dunque la chetosi.

Avvertenze

La dieta proteica secondo Blackburn è da tempo conosciuta ed impiegata in tutto il mondo nella terapia delle forme più gravi e resistenti di obesità. Si tratta tuttavia di una dieta volutamente assai squilibrata nella composizione nutrizionale, per certi versi, quindi, antifisiologica, in quanto si pone l’obiettivo di alterare il metabolismo al fine di attivare la lipolisi senza depauperare la massa magra.
Di conseguenza, per essere effettuata in tutta tranquillità, richiede una serie di precauzioni:
-deve essere effettuata solo su prescrizione del medico, il quale seleziona i casi in cui può essere applicata ed esclude, invece, i soggetti che presentano situazioni che possano rendere sconsigliabile tale trattamento.
-deve essere preceduta da un’accurata valutazione delle condizioni fisiche e dei parametri ematochimici.
-deve essere sostenuta per brevissimi periodi durante i quali sono necessari controlli clinici.
Non può essere successivamente ripetuta senza nuovi esami e senza la supervisione del medico.
Non è quindi certo una dieta il cui protocollo possa essere semplicemente trasmesso a conoscenti e congiunti, visti gli inconvenienti anche seri che ne potrebbero derivare senza lo stretto controllo di un medico esperto.

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